lunedì 5 novembre 2012

Riflessioni post Lucca! (seconda parte)

A questo punto mi sembra doveroso rendere, per quanto mi è possibile in base alla mia poca esperienza, un piccolo quadro sul mercato italiano dell'editoria (rapporto tra lettori ed editori) e cercare di tirarne le somme. E' facile sentire in giro frasi lapidarie come: "Io leggo graphic novel, mica la roba commerciale che esce in edicola!", "Il fumetto popolare è il male!", "Leggo solo manga, le altre cose mi fanno schifo, non riesco proprio a guardarle!", "Ma come si fa a leggere i manga? Non hanno nessun valore artistico!", "La Bonelli è rimasta a sessant'anni fa!", "Io leggo solo Dylan Dog e Tex perchè mio padre li collezionava fin da bambino e mi ha tirato su con quelli", "Oggi sembra che disegnare male sia diventata la regola per diventare famosi!", "Oggi disegnano tutti troppo bene, ma si guarda troppo alla tecnica e poco alla sostanza!", "I lettori sono stupidi, non sanno distinguere fumetti di spessore da quelli commerciali!", "Gli editori sono un branco di idioti che non capiscono mai cosa vuole il pubblico!", e così via, verso l'infinito e oltre. Tutti, purtroppo, cadiamo prima o poi vittime di questi generalismi di forma che non portano mai a niente di buono. E poi giunge implacabile e inesorabile la depressione più assoluta!
Che cos'è allora il vero fumetto? Intendo dire quello indiscutibilmente valido e che accontenta ogni genere di pubblico? Probabilmente la chiave di volta per questo dubbio iperbolico non esiste, o meglio, è bene accettare come dato di fatto che il pubblico è vasto e vario e non è detto che una cosa che piaccia ad uno possa piacere ad un altro. Niente di nuovo sotto il sole, i giapponesi lo hanno capito molto prima di tutti e ne hanno fatto la loro forza, sfornando pubblicazioni che cercano di coprire tutti i target possibili di lettori.
Eppure qualcosa non mi torna. Ho una sensazione strana che percepisco ogni volta che magari vedo una nuova pubblicazione spinta dall'editore x. Mi spiego: può succedere che ogni tanto veda tanta pubblicità per un volume realizzato da un autore italiano (o uno staff di autori italiani) che uscirà a breve nelle librerie e su cui gli editori puntino tanto, ma già a priori avverto che quella iniziativa non farà chissà che cifre di vendita. Altre volte vedo fare la stessa cosa con volumi di autori europei o americani che magari hanno fatto il botto in patria e l'editore di turno è stato furbo ad accaparrarsi i diritti per primo. E questo mi puzza ancora di più.
Voglio dire, va bene mantenere il prodotto italiano e promuoverlo con decisione (e per questo ammiro una casa editrice come la Bonelli che per quanto sia rivestita di una patina un po' ammuffita e stantia, porta avanti una linea editoriale assolutamente coerente e molto forte), ma se questo significa poi rifarsi sui volumi importati dall'estero per far quadrare i conti nelle proprie tasche, che senso ha?
Spero di non divagare troppo e cerco di riportare il tutto alla mia situazione. Chi segue il mio blog sa benissimo che sono un patito del genere horror e la mia più grande aspirazione sarebbe pubblicare in Italia volumi che abbracciano questo filone. Ora, attualmente, a parte le due serie horror-gotiche per eccellenza di casa Bonelli, quali Dylan Dog e Dampyr, e alcune pubblicazioni di genere di qualche piccola etichetta (vedi la Absolute Black su tutte) non c'è molto altro in Italia. E subito qualcuno mi dirà: sì, ma ad esempio la Bao Publishing adesso sta pubblicando i volumi di Hellraiser, e la Magic Press pubblica fumetti come Hellboy e 30 gorni di notte! Per non parlare dell'edizione di The walking dead della Saldapress! Certo, ma sono tutti prodotti importati!
E bene, arriviamo al dunque, sempre dal basso della mia piccola esperienza che probabilmente molti sarebbero pronti a smontare in tre secondi: se il genere horror tira il pubblico (anche se per la maggior parte sono ragazzini che si eccitano alla vista del sangue e degli sbudellamenti e ragazzine che si bagnano a vedere vampiri fluorescenti di dubbio sesso che magari un giorno usciranno da quelle pagine per andarle a prendere  sotto casa con il macchinone) che senso ha fare i soliti italiani scandalizzati e bigotti che hanno timore a far pubblicare dai propri autori quel materiale così grottesco e ripugnante che poi tranquillamente vanno a comprare, senza sporcarsi le mani, dagli stranieri? I fasti di Dylan Dog sono finiti da un bel pezzo, è tempo che ci si svegli un po'!

(continua)

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